"TUTELA DELLE PERSONE FRAGILI"
di Barbara Zambarda
Il raggiungimento della maggiore età fissa il momento a partire dal quale una persona diventa – o si presume diventi – capace di agire, di esercitare cioè autonomamente i propri diritti e di tutelare i propri interessi sia personali che patrimoniali.
Può accadere però che un individuo, nonostante il raggiungimento della maggiore età, non sia in grado di badare a se stesso sotto il profilo personale e/o patrimoniale, a causa di una patologia presente fin dalla nascita o di un'infermità della quale sia stato vittima nel corso della vita.
La protezione giuridica di una persona maggiorenne che si trovi in situazione di incapacità di provvedere ai propri interessi può essere attuata nel nostro ordinamento attraverso tre strumenti: l'amministrazione di sostegno (introdotta con la legge 6/2004 che ha modificato il Codice Civile), l'interdizione e l'inabilitazione (entrambe già previste precedentemente dal Codice Civile agli artt.414 e ss. E in parte modificate con la legge 6/2004).
Tali strumenti prevedono un accertamento delle capacità del soggetto, da parte del Giudice Tutelare (per l'amministrazione di sostegno) o del Tribunale (per l'interdizione e l'inabilitazione) l'esame della documentazione prodotta e un incontro personale.
Le tre misure di protezione hanno diversi effetti sulla capacità di agire:
La legge 6/2004 ha introdotto una vera e propria rivoluzione nel mondo della protezione giuridica delle persone maggiorenni, rivoluzione che si può cogliere fin dall'art. 1 dove si afferma che la legge ha la finalità di tutelare, con la minore limitazione possibile della capacità di agire, le persone prive in tutto o in parte di autonomia nell'espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente e si può cogliere ancora nell'art. 2 che modifica il titolo del capitolo del codice civile ora dedicato alle misure di protezione giuridica delle persone prive in tutto o in parte di autonomia (prima: tutela delle persone incapaci).
L'ordinamento pone oggi al centro dell'attenzione la persona con le sue difficoltà, le sue debolezze e le sue fragilità, valorizzando le sue autonomie, piccole o grandi che siano, e in tale prospettiva ritocca l'istituto dell'interdizione consentendo ove opportuno all'interdetto di mantenere autonomia negli ambiti in cui ne ha capacità. Il principio al quale sembra essersi ispirato il legislatore è quello secondo il quale per proteggere una persona in difficoltà non le si deve necessariamente togliere la capacità di agire, ma – là dove possibile – le si deve dare invece una misura di tutela, e cioè il sostegno di un amministratore.