Dal punto di vista di cittadini che hanno a cuore le fragilità delle persone, guardiamo alla Convenzione ONU del 2006 sui Diritti delle persone con disabilità (sigla CRPD), come al trattato più importante. Tale Convenzione ONU è ormai lo standard internazionale per gli interventi indirizzati alle persone con disabilità e per le politiche attive per lo sviluppo.
La Convenzione ONU – CRPD - è stata ratificata dall’Italia nel 2009 e dall’Unione Europea nel 2010.
Ma alla ratifica da parte dell’Italia non è seguito un cambio di rotta nell’ottica dei diritti: c’è voluta la risoluzione del Parlamento Europeo del 7 ottobre 2021 ad “obbligare” gli Stati Parti dell’Unione Europea – tra cui l’Italia – ad adottare un quadro legislativo in sintonia con la CRPD che comprendesse:
La risoluzione del Parlamento Europeo è stato il movente della nuova legge Delega sulla Disabilità (L.227/2021) dell’Italia, composta da tre Decreti attuativi, di cui l’ultimo è il n.62/2024 fresco di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
E così – su sollecitazione del Parlamento Europeo - l’Italia si ritrova oggi con una nuova Legge Delega sulla disabilità, una legge all’avanguardia perché finalmente in linea con la Convenzione ONU.
E questo è il primo motivo per considerare il lavoro che il Parlamento Europeo ha fatto dal nostro osservatorio sulla disabilità: una questione di diritti uguali a quelli di tutti.
Il secondo motivo è costituito dal sistema delle petizioni al Parlamento Europeo. Di cosa si tratta? Ritorniamo alla risoluzione del Parlamento Europeo sulla necessità che tutti gli Stati Parti adottassero leggi in linea con la Convenzione ONU: come è stato possibile che al Parlamento Europeo si accorgessero che, nonostante le ratifiche degli Stati, le persone con disabilità continuavano ad essere discriminate e senza i diritti di tutti? Attraverso le petizioni. I cittadini possono chiedere al Parlamento Europeo di esaminare una questione di rilievo o presentare un reclamo rispetto all’applicazione di una legge UE. Questo procedimento è noto come petizione. Al Parlamento Europeo l’1% delle petizioni arrivate riguardavano le persone con disabilità. Queste petizioni offrono la possibilità di richiamare l’attenzione su eventuali violazioni dei diritti delle cittadine e cittadini europei perché chiunque, in qualsiasi momento ha il diritto di presentarne, individualmente o in Associazione con altri, ai sensi dell’art.227 del trattato sul funzionamento dell’Unione Europea.
Le petizioni sono dunque un altro motivo per avere un Parlamento Europeo che tuteli la vita delle persone con disabilità, perché il sovranismo non è certo garanzia di applicazione di leggi internazionali.
Un terzo motivo ha a che fare con la riduzione di risorse nel nostro welfare, cioè in tutte quelle azioni, beni e servizi che vengono attivati per promuovere il benessere delle persone. Assistiamo impotenti a tagli sulla sanità, l’istruzione, risorse alla disabilità, ecc.
In un quadro generale di crisi in tutti i campi, ma ovviamente con un maggior impatto sulle fragilità, sarà sempre più importante tutelare le persone con disabilità e i loro caregiver, nel rispetto dei loro diritti.
Difronte alle sfide del futuro, tra cui l’assetto di un welfare che continui ad assicurare salute e benessere, l’aiuto dell’Unione Europea può fare la differenza, in termini non solo di risoluzioni, controlli sull’applicazione delle leggi europee, ma anche nell’erogazione di risorse: il decreto n.62/2024 della legge delega sulla disabilità, attinge risorse dal PNRR.
La dimensione sovranista e nazionale ormai non basta più nelle sfide che ci attendono.
E allora corriamo a votare alle europee, cercando – nei programmi dei diversi partiti – intenti che abbiano a cuore la vita delle persone con disabilità e della fragilità in genere: sicurezza per una vita migliore per tutti!
Sandra Vincenzi